Intervista a Daytona KK

Daytona KK ha pubblicato quest’anno “KK1”, la repack dei suoi brani usciti negli anni precedenti diventati cult per i suoi fan. In questa occasione abbiamo avuto la possibilità di fare una chiacchierata con Daytona, soffermandoci su vari aspetti della sua musica e della sua personalità.

1) Una domanda fissa che rivolgo spesso nelle interviste è la seguente: come descriveresti la tua musica ad una persona che non ti ha mai ascoltato? E come la faresti avvicinare alla tua arte?

Bisogna avere una predisposizione all’ascolto, ma soprattutto al confronto, senza farsi spaventare dai pregiudizi – questo ogni volta che ci troviamo di fronte all’arte. Daytona è un’artista ma anche una grande finestra sulla società: un ragazzo che vuole farcela a tutti i costi, per coloro che lo sorreggono e che come lui vengono da un contesto difficile. Come quello di Casal di Principe, più lontano delle periferie di città, dove tutto questo “vogliono farlo sembrare impossibile”.

2) Quello di Daytona è un personaggio molto mistico e nelle canzoni ci sono spesso riferimenti visivi e simbolici verso la religione. Qual è il tuo rapporto con quest’ultima?

La religione è un tema molto importante per me, perché è arrivata in una maniera molto forte nella mia vita. Nonostante il mio pensiero sia molto guidato dalla matematica e dalla logica, e quindi di origine scientifica, ci sono stati dei momenti in cui particolari avvenimenti non sono stati di origine casuale.

Per me la religione è un atto di fiducia verso un principio creatore; quindi che tu lo chiami Dio o Allah o Big Bang o Amore, è la stessa cosa in realtà.

Oggi si tende a parlare di questo argomento da un punto di vista troppo “umano”, e credo che oltre ad essere esageratamente egoistico, lo faccia scadere; finisce infatti per nascondere ai nostri occhi quello che realmente la religione è. Qualcosa più grande di noi, che però si trova dentro di noi.

3) “Ferro Sporco” in collaborazione con Sapobully, è un pezzo iconico per entrambi, che segna l’inizio di una forte amicizia, confermata anche dall’uscita di “Killer”. Da dove nasce questa complicità con Sapo, e che sensazioni si provano nel collaborare con lui?

Conosco Romano ancor prima che diventasse SapoBully. È un ragazzo speciale ed un grande artista, con energia e stile molto simili ai miei. Entrambi siamo sudditaliani e c’è molta intesa tra noi, come confermano le nostre collaborazioni avute con “Ferro Sporco” e “Killer” a cui sono particolarmente affezionato.

4) Ripubblicare su Spotify delle tracce di vecchia data, rappresenta per un artista un modo per riavvolgere il nastro e mettersi maggiormente in contatto con i propri fan ripercorrendo il proprio passato. A tal proposito per Daytona, quanto sono importanti le esperienze passate per affrontare quelle future?

In ogni progetto ed in ogni cosa che faccio c’è sempre un po’ del mio passato. Senza di quello non sarei la persona che sono oggi: anche per questo l’EP “KK1” è solo un assaggio di quella roba in padella che non smette mai di cuocersi.

5) “Qua Giù”, pezzo inedito presente nell’ep, parla di una realtà particolare come quella di Casal di Principe, tua città natale. Nascere al Sud Italia influenza diversamente la vita ed il modo di fare musica di un artista? Se si, lo fa negativamente o positivamente?

Puoi girare o vivere in tutti i posti del mondo, ma ciò che ti lascia addosso il posto da dove vieni è impossibile da cancellare. È un marchio di fabbrica e come un tatuaggio ti accompagnerà per tutta la vita. La mia città ha influito positivamente nella mia crescita personale, ma soprattutto professionale. Il bagaglio che mi lascia tutti i giorni Casal Di Principe mi ha permesso di essere la persona che sono oggi e di darmi quella marcia in più che solo un contesto sociale del genere può donarti.

6) Rarissimamente il personaggio di Daytona si distacca da quello del suo producer Beak on the Night, grazie a cui tutte le tue canzoni raggiungono una qualità sempre maggiore. Quanto è importante per te la sua figura e soprattutto, quanto conta per un artista avere la possibilità di collaborare con un produttore fisso?

Senza Beak forse Daytona non sarebbe mai esistito: la sua figura è fondamentale per questo progetto. Collaborare con Antonio vuol dire confrontarsi costantemente con la sua cultura e con le sue conoscenze, musicali ed umane. Ma significa soprattutto mantenere sempre alta l’asticella: poiché è un maniacale. È una persona sempre attenta, sia alla sostanza ed alla forma, uno che non vuole fare un passo sbagliato mai. È una vera fortuna per me vederlo crescere e collaborare con lui ogni giorno, perché mi ci rispecchio tantissimo con lui.

7) Il tuo monito nei confronti dei giovani è chiaro: lavorare sempre su sé stessi e non abbattersi di fronte alle difficoltà. Concretamente però, a parer tuo, quali possono essere dei piccoli gesti quotidiani in grado di creare una generazione valida e maggiormente sicura dei propri mezzi?

È tutta una questione di mindset: bisogna avere una predisposizione all’ascolto, essere determinati e non lasciarsi buttare giù dalle complicanze e dai problemi che possono affliggerci quotidianamente. Bisognerebbe sempre contornarsi delle persone giuste, avere le giuste influenze ed allenarsi sempre: mentalmente e fisicamente. Queste possono essere le chiavi di lettura più giuste per credere nei propri obiettivi ed aumentare l’autostima nei propri mezzi.

8) Pubblicato l’ep, aspettiamo inevitabilmente e con molta ansia della nuova musica. Puoi già spoilerarci qualcosa a livello di progetti, sound e tempi di release? Si aprirà quel tanto agognato portale? E soprattutto, ascolteremo un Daytona cambiato o rimasto su per giù nel proprio mood?

Il 2022 sarà sicuramente l’anno della luce. Mi piace il progresso: testare nuovi mood, o provare nuove cose. Sono al lavoro costantemente, per migliorarmi sia dal punto di vista musicale, che personale, in ogni secondo della mie giornate. Posso solo dire che se vuoi aprire un portale bisogna che ti faccia carico delle tue esperienze passate, per poi passarci dentro ed avere uno sguardo più oculato sul tuo domani.

Intervista di Giuseppe Francesca.

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