Intervista a Dj Gengis

Dj Gengis è una figura storica del rap romano e in generale del rap italiano. Recentemente Gengis ha pubblicato “Beat Coin”, un producer album dove troviamo al microfono delle star come Noyz Narcos, Gemitaiz e molti altri. Per l’occasione abbiamo fatto lui qualche domanda.

  • Come presenteresti e spiegheresti il tuo disco ad una persona che non ti conosce?
    Ho preso le migliori strumentali che avevo e le ho date agli amici più forti che conosco, ed è uscito fuori sto disco 🙂
  • In questi ultimi anni i producer album non hanno avuto nulla da invidiare a quelli dei rapper, facendo forse emergere realmente la figura del beatmaker. Noti anche tu questo cambiamento?
    Moment of true, siamo chiaramente al centro dell’attenzione in questi progetti, ma se avessi fatto un album strumentale non avrebbe avuto la stessa risonanza… diciamolo, senza gli artisti non sarebbe successa ‘sta cosa. (È un modo manco troppo velato per ringraziarvi tutti se mi state leggendo, i love you all <3) 
  • Quale produzione è quella che più ti piace del disco e qual è invece quella che ti ha portato via più tempo nell’elaborarla?
    Quella che mi ha portato via più tempo è sicuramente “Mi sa di no”, mille tracce nel sequencer: archi, percussioni, 3 batterie, un inferno! Ma ne è valsa la pena!
  • Mi ha estremamente colpito come ogni produzione si adatta perfettamente all’artista. Per la realizzazione delle tracce hai preferito venire meno ai tuoi gusti musicali per andare incontro ai colleghi o hai semplicemente trovato l’incastro giusto?
    No assolutamente non sono mai venuto meno ai miei gusti! Ho davvero preso il meglio di quello che avevo in quel momento ed ho cercato, un po’ come fa un dj con due tracce, di accostare al meglio gli artisti che pensavo potessero combinarsi bene sia con la strumentale che tra di loro. Ovviamente ho mandato loro almeno un paio di alternative, ma spesso era buona la prima! O semplicemente uno degli artisti aveva già inciso la propria parte ed in corso d’opera, come nel caso di Dani Faiv e Mostro, abbiamo optato per l’abbinamento giusto. 
  • Pezzi come “Mille colori” (con Random e Tormento) rappresentano un equilibrio perfetto tra vecchio e nuovo, dove nessuno dei due prevale sull’altro, creando tracce che si possono ascoltare in qualsiasi momento, destinate al non invecchiare. A guidarti nella scelta degli artisti è stato l’istinto o un qualcosa di più studiato?
    Ti racconto la traccia: è nata qui in studio a Roma dove oltre a me ci sono con i propri studi Sine, Carl Brave e Marta Gerbi. Marta è una vocal coach e Random era impegnato sia con lei per Sanremo che con Sine per delle produzioni. Da una cosa nasce l’altra e con un riferimento ben chiaro di Emanuele (Random) di voler fare una traccia che suonasse gospel, ho arrangiato l’organo, la batteria ed il basso (che poi hanno risuonato per bene Matteo, Benjamin Ventura e Davide Savarese) e Random – fomentato – ha scritto e registrato in breve la propria parte…. se togli la parte di Tormento e pensi a chi potrebbe starci bene sopra, io, penso a lui. Quando Tormento ha sentito il pezzo si è preso subito bene, purtroppo eravamo in pieno lockdown e la collaborazione è successa su wetransfer. Non ci siamo beccati purtroppo ma è stato impeccabile… spero di poterla suonare live con la band, sai che figata? 
  • Riguardando indietro ai tempi della prima WILD BOYS (nel 2012, con Gast e Noyz Narcos), in cosa credi di essere cambiato ed eventualmente migliorato?
    Bah, ho qualche capello bianco in più e qualche kilo in meno.
  • Oltre ad essere sempre stato legato al mondo Hip Hop sei stato anche a contatto con artisti di un mondo del tutto diverso (come nel 2005 con Alex Britti), queste esperienze ti sono state d’aiuto nella realizzazione di Beat Coin?
    Queste esperienze sono state assolutamente formative per la mia carriera in generale, sia per i live che in studio. Devo sicuramente molto ad Alex per il periodo che citi, diciamo che mi sono fatto le ossa e ho visto come funziona davvero la serie A, da un punto di vista di produzione di eventi ma anche di tutta la pressione che c’è e che devi, per forza di cose, imparare a sostenere se vuoi sopravvivere in questo mondo – che è tutto tranne che facile. In studio è stata vitale la partecipazione di Matteo Pezzolet, col quale eravamo reduci dall’ultimo tour con Alex. Mi ha aiutato spesso a rendere veri e suonati dei riff che avevo in mente e spesso, nella stesura delle melodie e degli accordi – dove una preparazione da conservatorio fa la differenza – mi dava qualche bacchettata sulle mani 🙂 
  • Quali sono i tuoi obbiettivi con questo progetto, considerando anche la lentezza con la quale il settore musicale sta ripartendo?
    L’obiettivo era quello di far uscire della bella musica, davvero. Non lo dico per pararmi il culo in caso non performasse bene, è che sono davvero contento del risultato! Poi se va bene e performa meglio ancora, ma per ora piedi per terra, testa bassa e lavorare!
  • Nel disco c’è tanta Roma, amici storici come Gast e Noyz Narcos quanto ti aiutano e motivano nella tua musica?
    Tantissimo, e cazzo se mi manca andare in tour con quei due.
     
  • Nel disco hai dato spazio a rapper giovani come Random, Nashley e Soul Sinner. Cosa deve avere un giovane artista per farsi notare da DJ Gengis e cosa ne pensi più in generale delle “nuove leve” del rap italiano?
    Un giovane artista deve avere voglia di imparare almeno un cosa al giorno, deve avere entusiasmo nel mettersi in gioco e buttarsi in cose nuove mai fatte. Nessuna paura: sperimentare nuovi percorsi per trovare la propria strada non deve mai far paura.
    Le nuove leve sono tante e con stili completamente diversi tra di loro ed è un bene!

Intervista di Gabriele Coppola.

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Tags: dj gengis

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