Intervista a Blue Virus

Blue Virus ha pubblicato recentemente “Radio Modem” il suo nuovo mixtape, su cui abbiamo fatto lui qualche domanda.

“Radio Modem: un Mixtape di Blue Virus”. E’ anche un mixtape di Antonio Corda? Qual è la differenza fra i due?


La persona finisce dove inizia il personaggio: c’è sempre una linea molto sottile che separa la vita routinaria dalle vicende a volte estreme che descrivo nella mia musica. Tutto sta nel trovare un compromesso in cui c’è un fondo di verità che verrà successivamente stravolto.

“Colpa mia” è la prima traccia annunciata del nuovo trio Wish You Were Dead composto da te, Yota Damore e Nick Sick. Com’è nata l’idea e come nascono canzoni di questo tipo?


Ci tengo a precisare che ci chiamiamo WISH YOU WERE DEAD, tutto in maiuscolo, non per egocentrismo ma perchè l’impatto visivo che vogliamo dare a questo nuovo gruppo per noi è fondamentale. Tutto è nato quando per scherzo, parlando con Yota Damore, ho detto: “Pensa se fondassimo un gruppo chiamato WISH YOU WERE DEAD che figata sarebbe, un nome del cazzo per rappresentare ciò che siamo musicalmente”. Quello scherzo poi è diventato realtà. Nick Sick, invece, è amico mio da 10 anni e si è sempre parlato di fare qualcosa assieme senza mai riuscire a concretizzarlo: ho fatto 2+2, considerato che loro già si erano incrociati un paio di volte di persona mostrando amore reciproco, e ho lanciato la provocazione. Nulla di più bello. Il disco dei WISH YOU WERE DEAD presto (ma mica tanto, a dirla tutta) fuori.

Non temi il giudizio di quelle persone che non riescono a contestualizzare canzoni come “Gessetto”?

Non ho mai dato peso al giudizio delle persone su determinati brani proprio perchè spero sempre nella loro intelligenza o quantomeno nella comprensione del contesto. Un brano come “Gessetto” è uno storytelling e da tante delle cose che vengono dette dovrebbe essere automatico coglierne l’ironia.

“La gente” ruota sul come le persone interpretano personalmente le canzoni: come pensi verrà percepito Radio Modem e come vorresti venisse percepito?


Tutto il progetto è stato realizzato per piacere personale, senza voler fare la morale a niente o a nessuno. L’unica cosa che volevo rimarcare era che io questa cosa la faccio da anni e la faccio professionalmente. Detto ciò, i feedback sono ottimi. Non ho mai avuto un impatto così positivo nel periodo della pubblicazione di un progetto.

Da cosa nasce “Niente”? Dalla consapevolezza di una società che pensa basti l’ #bepositive o dal non sapersi accettare e soffrire per questo?


Non voglio spezzare le gambe alla poesia, ma ho sempre chiuso i miei mixtape con dei brani a cavallo tra lo struggle e l’ironia (un po’ il punto d’incontro tra le mie due anime artistiche, quella cazzara e quella più introspettiva) quindi sentivo l’esigenza con “Niente” di dare una degna conclusione al progetto: è stato il beat a parlarmi, dopo il primo ascolto mi sono detto: “Devo mettere questo pezzo in coda al progetto, è l’Outro”, fermo restando che credo tantissimo in quello che dico nelle strofe. Il ritornello poi, cazzo, mi fa impazzire. Mega-liberatorio.

Intervista di Gabriele Coppola

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