Intervista a Rosolo Roso

Rosolo Roso è uno degli emergenti con più inventiva del panorama italiano ed ha pubblicato da poco “Coniglio”, il suo primo album prodotto interamente da G Coal. In questa occasione abbiamo fatto lui qualche domanda.

Ciao Rosolo Roso e benvenuto su Rapadvisor ,
Questo lavoro promette un sound fuori dagli schemi e le liriche si sviluppano attraverso racconti personali. Quando hai capito che era il momento di scrivere un nuovo disco?

Ciao Rapadvisor
A monte c’era l’idea di realizzare dei brani che filtrassero gli stilemi trap e hip hop attraverso la mia visione personale. Prima che un rapper sono un appassionato del genere, ma avevo la sensazione che la narrativa rap fosse scollata dalla realtà che io e i miei amici viviamo nel quotidiano. Con il disco ho provato a colmare questo gap, a rendere giustizia alla normalità per come la percepisco. Però non volevo che la mia musica parlasse di una materia estranea al genere, volevo descrivere lo stesso oggetto da un altra prospettiva.

Cosa ti ha portato a scegliere Coniglio come parola chiave per il titolo?
C’è più di un significato dietro al titolo.
In primis ci tenevo a comunicare che non sono un gangsta rapper o un criminale, ma sopratutto che non mi piace prendermi sul serio.
In più mi interessava il paradosso che avrei generato: il coniglio è pavido per definizione ma secondo me la scelta di questo titolo è un atto di coraggio.

Il tuo sound è un sound diverso dal classico rap che viene proposto oggi. Quali sono le influenze che maggiormente ti hanno spinto verso questo rap “a- tipico” ?
Le mie influenze in realtà sono molto comuni. Penso di risultare atipico non per i miei modelli di riferimento, ma per il modo in cui combino i riferimenti.
Da adolescente ho ascoltato tantissimo i Club Dogo e Marracash e penso di aver ereditato quell’imprinting stilistico.
Per quanto riguarda invece i temi del disco l’influenza principale è The College Dropout di Kanye West. Gli altri nomi che mi vengono in mente si riducono ai soliti sospetti: Kendrick Lamar, Young Thug, Travis Scott, Baby Keem e Playboi Carti.

Sindaco è una traccia molto personale che valorizza e mette in luce il tuo lato introspettivo.
C’è qualche altro brano che hai scritto al quale ti senti legato?

Mi sento legato a tutti i brani che pubblico. Le maglie del mio gusto personale sono molto strette e quindi tendo a scartare tanto. Quello che passa mi piace davvero e mi convince al 100%. Detesto i filler e infatti nel disco non ce ne sono. Se proprio devo scegliere una traccia su tutte scelgo Pusher Pusher perché è il brano che ha avuto la genesi più travagliata.

La cover presente in copertina è figlia di una sapiente scelta che arriva da una citazione…
La cover è un riferimento al film Gummo di Harmony Korine. Nel film un uragano distrugge una cittadina di provincia nel sud degli States e il degrado che segue la catastrofe genera dei veri e propri freak tra cui Bunny Boy, che all’interno del film fa le veci dello spettatore. Analogamente nel disco mi faccio portavoce dell’ambiente che mi ha cresciuto che è distante dalla periferia di una metropoli, ma è ugualmente degradato e nichilista.

Per le produzioni ti sei affidato a G Coal. Già avevate lavorato insieme. Per Coniglio avete trovato subito la formula magica?
Premetto che io e G. Coal siamo amici dall’asilo e abbiamo praticamente gli stessi gusti musicali. Nonostante ciò, la sintonia musicale non è arrivata subito e abbiamo praticamente una discografia di esperimenti falliti sull’hard disk. Il primo brano che ci ha convinti del tutto è stato Rosolo Roso che ha fatto da blueprint per quello che è venuto dopo. Ad ora il nostro legame è così solido che non riesco a immaginarmi sui beat di nessun altro.

Intervista di Valeria Giudicotti.

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