Kento ci racconta la nascita di LEA ( Liberi Editori Autori)

 

 
Qualche giorno fa, abbiamo avuto il piacere di pubblicare un articolo riguardante LEA, e del successo ottenuto in collaborazione con Soundreef.Proprio in merito a questa impresa storica, abbiamo voluto intervistare Kento, uno dei soci fondatori!
 
Come nasce LEA?
Dalla nostra insoddisfazione nei confronti della SIAE, dall’esigenza di riprenderci i nostri diritti e di esserne protagonisti, dalla voglia di capirne di più e di decidere di più. Dal punto di vista tecnico, LEA nasce dall’esigenza, prevista dalle nuove normative, di un’associazione di autori ed editori che si occupi dei diritti degli stessi autori ed editori. Secondo me è una prospettiva interessante: basta col vecchio dinosauro SIAE, ma no anche ad affidarsi al mercato privato senza – appunto – dare un ruolo importante a chi fa musica in prima persona.
Con chi hai collaborato a questo progetto molto ambizioso?
La squadra è molto assortita, visto che – ovviamente – oltre a noi autori e agli editori, comprende avvocati, commercialisti e un gruppo di tecnici. Il mio ruolo è duplice, in quanto socio fondatore e membro del consiglio, quindi alle riunioni capita di trovarmi seduto da un lato un legale in giacca e cravatta e dall’altro un cantante in giubbotto di pelle. È una realtà molto particolare e stimolante.
 
Quando avete capito che potevate farcela?
Per come la vedo io, stiamo lavorando bene ma la strada è ancora lunga. Si tratta di ribaltare una prospettiva che, per più di un secolo, è andata avanti a senso unico. Si tratta di far riscoprire a chi fa musica l’orgoglio e la dignità di combattere per i propri diritti. Si tratta di tutelare anche gli indipendenti, i piccoli, gli emergenti con la stessa professionalità che meritano le star multimilionarie. Una bella sfida.
 
Quanto è stato difficile portare a casa questo risultato?
La costituzione dell’associazione è
semplicemente un passaggio burocratico, avendo a disposizione uno studio legale molto esperto non c’è stata nessuna difficoltà. Adesso si fa sul serio: dobbiamo capire quale sarà il nostro ruolo concreto nel cambiare il music business in Italia.
 
Il rapporto con Soundreef? 
Ovviamente è molto stretto. LEA non esisterebbe – o esisterebbe con un’importanza decisamente minore – senza avere la gestione dell’intero catalogo degli artisti Soundreef. Si tratta, come è evidente, di un’iniezione di liquidità nelle casse dell’associazione, ma anche dell’opportunità di entrare in gioco immediatamente a tutti i livelli: dal giovanissimo cantautore esordiente ai rapper più famosi.
 
In che modo cambierà il mondo editoriale e musicale?
Non sono in grado di prevederlo con certezza. Vorrei che LEA aiutasse a farlo diventare più trasparente, più comprensibile, più vicino a chi lo vive. Vorrei che spingesse anche la SIAE e tutte le realtà che operano nel settore ad altrettanta trasparenza ed attenzione al miglioramento.
 
Da artista cosa provi ad essere uno dei fondatori di LEA?
Sicuramente una grande emozione. Mi fa un po’ sorridere pensare che, nel 1882, a fondare la SIAE c’erano Verdi e Carducci e che, nel 2018, LEA l’abbiamo fondata noi. Sicuramente non siamo nemmeno lontanamente paragonabili a loro… ma oggi giorno chi lo è? Tempi che cambiano necessitano di tutela sempre aggiornata e al passo con gli stessi tempi.
 
LEA potrebbe in futuro portare cambiamenti anche per noi consumatori?
Le battaglie di trasparenza sono battaglie che riguardano tutti, specialmente in un Paese come l’Italia dove da sempre la musica rappresenta uno degli elementi portanti dello scenario culturale e sociale. Mi auguro che i cambiamenti per i consumatori arrivino presto e che siano immediatamente tangibili.
 
Avete in progetto altre battaglie?
Abbiamo varie iniziative in programma che verranno svelate nei prossimi mesi. Restate sintonizzati, ci divertiremo un sacco

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