Intervista a Jamil: una chiacchierata su "Rap is Back"

Jamil, noto rapper veronese classe ’91, ha da poco pubblicato il suo ultimo lavoro: “Rap is back”, il primo senza featuring. Abbiamo fatto qualche domanda all’artista su questo nuovo album, che ha debuttato alla posizione numero 4 della classifica FIMI.

Come da te annunciato “Rap is back” è il tuo disco più personale. C’è stato un momento particolare in cui hai capito che questo era il momento per uscire con questo tipo di musica?

Volevo fare qualcosa di nuovo, tra dissing e pezzi ad argomento non avevo ancora trovato lo spazio per potermi raccontare. Avevo voglia di sfogarmi e farmi conoscere al mio pubblico.

“Rap is back” contiene molti riferimenti alla tua famiglia, che appare fondamentale per te in questo momento. Come hanno reagito i tuoi familiari a un pezzo come “Vengo dalla strada”?

I miei familiari hanno apprezzato il progetto, come tutte le altre persone presenti nella mia vita di cui ho parlato. Questa è una delle cose più importanti per me. Era il mio obiettivo.

Molti artisti hanno più ansia e paura quando pubblicano qualcosa di personale. È stato così anche per te?

Avevo l’ansia che l’album non andasse bene proprio per via della mancanza di collaborazioni ma le persone che mi seguono hanno apprezzato questa mia scelta. Questo album è stato fatto per loro, non per allargare il pubblico.

Come mai in “Squalo” hai deciso di cambiare la base all’interno del pezzo stesso invece di usare i due beat per due pezzi diversi?

Scrivendo tutti i brani da solo, spesso è difficile chiudere anche una seconda strofa, con un beat nuovo è stato più semplice completare il brano. Inoltre ha un effetto sorpresa che mi sembrava interessante.

In “Grindin All My Life”, il pezzo da cui proviene la voce di Nipsey Hussle della tua “My Life”, il rapper di Los Angeles disse di essere contento della sua vita e di avere tutto ciò che un tempo desiderava. Cosa desideri che ancora non sei riuscito a conquistarti?

Sicuramente un disco d’oro. Ahahah. L’unica cosa che mi manca veramente. Per il resto ho avuto e sto avendo le mie soddisfazioni. Soprattutto da indipendente la strada è più lunga, ma non abbiamo mai mollato.

Anche sulla copertina di “Rap is back” indossi le Nike TN. Credi che queste scarpe abbiano sostituito il bong come tuo segno distintivo?

All’inizio andavo di pari passo con il bong. Ora ci sono le scarpe. Ho abbandonato il bong perché mi ha sempre tenuto bloccato sotto diversi aspetti. Ora mi sento più libero di viaggiare e di muovermi senza dover pensare alla droga. Anche musicalmente sono più veloce a scrivere e a registrare. La mia famiglia è contenta di questa mia scelta, quindi ci sono solo lati positivi ad averlo abbandonato.

“Rap is back” è il tuo quinto album ma il primo senza ospiti. Come mai, dopo esserti avvicinato alla scena nel periodo di “Il Nirvana” e “Black Book 2”, ora ti stai allontanando da essa?

Questo album era molto personale quindi volevo affrontarlo da solo senza fare feat. Anche per vedere fino a che punto potevo arrivare da solo. Questo non significa che in futuro non collaborerò con altri artisti. Anzi magari il prossimo sarà ricco di feat, per dimostrare che è stata una scelta stilistica. Ci sono un sacco di persone che collaborerebbero con me, te lo garantisco.

Quando e perché hai imparato a montare i video?

Ho iniziato a montare i video perché non avevo soldi, ho comprato la telecamera con i miei risparmi e mi sono dovuto arrangiare. Ho sempre avuto fame. Saper fare più cose mi ha aiutato a raggiungere diversi obiettivi, senza dover chiedere niente a nessuno.

Intervista di Matteo Pinamonte.

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