Il Ghostwriting nel rap è un bene o un male?

Il ghostwriting e il rap sono due cose che nel corso degli anni hanno dato numerosi frutti. Partito dall’America e arrivato già da molti anni anche in Italia, tale unione non è molto ben vista.

Rap: canti ciò che pensi.

Se c’è una cosa di cui il rap da sempre gode, quella è la libertà d’espressione, che nel corso degli anni è arrivata a dover imporre alle case discografiche di inserire nel marchio parental advisor sulla stragrande maggioranza dei dischi hip hop. Cantare un testo in rima scritto di proprio pugno, soprattutto fino a 10 anni fa, era qualcosa di estremamente importante per gli artisti rap da numerosi psicologi, tra l’altro, il rap è stato riconosciuto come uno dei generi che di più poteva aiutare tanto gli autori quanto gli ascoltatori in un cammino verso un benessere mentale, psicologico. In Italia, inoltre, molti artisti, anche di lunga carriera, si sono spinti oltre definendo i rapper come i nuovi cantautori un ruolo che in molti, anche nell’ambiente, hanno accettato e condiviso. Sembra quasi una presa in giro la frase: “vedo molti perplessi chiedersi se i nostri testi son scritti da noi stessi, ma come siete messi” che rappano i Gemelli Diversi nel loro brano Boy band del 2007, a sottolineare quanto fosse importante, per un artista rap, scrivere di proprio pugno.

Il rap come il pop.

Arrivati qui, è bene a questo punto fare una distinzione. Già, perché in molti fanno confusione tra ghostwriters, autori e co-autori. Il termine “ghostwriter” lo possiamo rendere in italiano come “autore fantasma” o anche “autore ombra”. Si tratta di una figura che viene commissionata per conto di personaggi quali autori, artisti, sceneggiatori, politici e hanno il compito di redigere un testo che può essere un testo filmico, musicale, cinematografico, o un discorso politico, senza prendere però alcun merito. Spesso, vengono menzionati dagli stessi personaggi per i quali han scritto all’interno dei ringraziamenti. I ghostwriter, però, non vanno confusi con gli autori e i co-autori riconosciuti e messi in evidenza. La differenza sostanziale tra i due sta nel fatto che i ghostwriters rimangono nell’ombra.

Senza voler necessariamente entrare nel piano etico o morale del ghostwriting, è un dato di fatto che, purtroppo, sia il ghostwriting, sia l’assunzione di autori e co-autori sta prendendo sempre più piede nel mondo del rap.

Le conseguenze.

A cosa può portare l’ingaggio di autori in generale? La risposta è molto più semplice di quanto si pensa. E’ come un pittore che, nell’ombra, disegna quadri per un tot di persone che fungono da prestanome: la mano, lo stile pittorico sarebbe pressoché uguale o molto simile in tutti quadri. Ciò creerebbe un appiattimento di stili e di tematiche come, purtroppo, sta già accadendo da tanto tempo a questa parte anche nel mondo del rap. Non solo: ciò potrebbe portare anche ad una forma di censura nei confronti di un genere che si è sempre distinto per la propria potenza lirica.

Ghostwriting e autori: hit or shit? Il pensiero degli artisti.

Già nel triennio 2011-20212-2013, cantanti e rapper come Entics e Moreno si sono lasciati affiancare da quello che era il loro ‘datore di lavoro’ nella stesura dei testi: parliamo di Fabri Fibra, che ha scritto con loro due album, a testa: Soundboy e Carpe diem per Entics, Stecca e Incredibile per Moreno. All’epoca la scena, soprattutto nei confronti di Moreno, si scagliò contro, sia per la scelta di partecipare ad un talent come Amici di Maria De Filippi, sia per questa (all’epoca assurda, almeno per l’Italia) scelta di farsi scrivere i testi da altri. A turno, del resto, Kenzie Kenzei, e poi Madman e Gemitaiz, in canzoni e interviste hanno avuto da ridire su questa scelta. Diretto, pur senza fare nomi, è il dissing di Madman in The show di Rocco Hunt: “fra’, sei stato scritturato, ma stai scricchiolando / doppio platino, ma l’album te l’ha scritto un altro” con riferimento a Stecca, uno degli album più venduti del 2013. E anche negli ultimi giorni han fatto scalpore tanto le dichiarazioni di Gemitaiz e Madman rilasciate ai microfoni da Dikele Distefano, in cui considerano strano il fatto che un mc si faccia scrivere i testi da un altro autore.

Gemitaiz & Madman sul ghostwriting: https://www.youtube.com/watch?v=rf214uMlpMI (3:25-5:30)

Stessa polemica è stata sollevata dal genio della Barona, Marracash, stavolta nei confronti della sua antitesi artistica, Federico Leonardo Lucia aka Fedez: a farlo è in un’intervista del 2018, sempre rilasciata al boss del magazine online di rap italiano per eccellenza, sia sotto un post, di tale magazine, riguardante Fedez e il metodo di scrittura rinnovato che troveremo nel suo nuovo album: nuovi metodi di scrittura vorrà mica dire nuovi ghostwriter?, punzecchia il king del rap.

Marracash e i ghostwriter di Fedez: https://www.instagram.com/p/B21jYQ7IRSu/ (

Direttamente dall’America, inoltre, pesanti sono le dichiarazioni di Eminem rilasciate durante un’intervista in seguito alla pubblicazione di Kamikaze: “if i need the ghostwriter, i need just fucking mic down” (“semmai dovessi aver bisogno di un ghostwriter, mi basterà posare il microfono”), e procede poi dicendo che il rap era quel qualcosa che lo faceva sentire potente e incazzato, e lo faceva sentire forte anche quando non lo era.

Alcuni esempi di ghostwriting.

Numerosi sono i rapper e gli artisti urban che nel corso della carriera si sono rivolti a terzi autori e ghostwriter. Oltre ai già citati Entics e Moreno, anche altri cantanti urban come Baby K sono stati affiancati da team di autori, come Takagi e Ketra, Federica Abbate e persino Rocco Hunt. Tale team ha collaborato alla creazione di hit come Roma – Bangkok e Voglio ballare con te. Anche Danti si è prestato spesso alla scrittura di testi per altri, come J-Ax, Fedez e Fabio Rovazzi. Non credete che il rap straniero e americano sia esonerato dal circolo del ghostwriting: ad esempio, Still d.R.E., rappato da Snoop Dogg, è stata scritta in realtà da Jay-Z; ancora, Kanye West ha affermato nel documentario The art of rap, di non aver mai scritto le sue rime fino a My beautiful dark twisted fantasy. Resta il fatto, però, che in gran parte di questi esempi, si tratta unicamente di prodotti finalizzati al consumo commerciale, caratterizzato da una melodia fischiettabile e un ritornello allegro che si fissa in testa, in cui lo spessore artistico passa in secondo piano, e sono cose di cui il rap non ha più bisogno se vuole continuare a mantenere uno standard i credibilità.

E’, tuttavia, doveroso far presente la presenza di brani dall’ottima qualità artistica, anche nel rap italiano. Una su tutte, la più recente, è Fuoco e benzina, contenuto nel suo ultimo progetto Supereroe di Emis Killa. La canzone è stata pubblicata come singolo, ed è stata prodotta da Big Fish e Don Joe ed è stato scritto da Jake La Furia. Si tratta di una canzone dall’ottimo valore artistico, un testo generosamente donato dall’ex membro dei Club Dogo, in segno di amicizia profonda e reciproca stima tanto artistica quanto personale. Un testo scritto da chi se ne intende, essendo nel rap game da circa 20 anni. Si tratta, inoltre, dell’unico pezzo in tutta la carriera di Killa in cui lui è solo interprete; qui, si è dimostrato più che mai anche un ottimo interprete di brani altrui, e tutto ciò non ha fatto altro che valorizzare ulteriormente il brano, già spettacolare e magico di suo.

Emis Killa parla del testo scritto da Jake La Furia e si sfoga contro chi lo accusa di aver ceduto al ghostwriting: https://it.blastingnews.com/cultura-spettacoli/2018/10/emis-killa-canta-un-brano-di-jake-la-furia-e-un-capolavoro-sono-orgoglioso-002745267.html

E voi cosa pensate di questo connubio tra rap e ghostwriting?

Articolo di Amedeo Tavolozza

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