Intervista a Margherita Vicario

Dal 10 al 15 agosto si è tenuto sulla “isola della felicità” di Óbuda lo Sziget Festival, uno degli eventi artistici internazionali più importanti in Europa. Tra gli esponenti che son stati chiamati a rappresentare la scena italiana c’è Margherita Vicario, con cui abbiamo scambiato una chiacchierata.

  • Ciao Margherita! Oggi sei ospite allo Sziget Festival di Budapest e sarai una delle esponenti della scena italiana. Come ti senti?

È fighissimo, soprattutto perché è un festival che veramente ti fa “mettere il naso fuori” ed è internazionale nel vero senso della parola. È bello sentirsi chiamati a rappresentare il proprio paese e la propria scena musicale. Oggi (12/08/2022 ndr.) oltretutto c’è una line up veramente ricca, artisti davvero grossi: un po’ mi fa rosicare perché ai festival di solito la gente si ferma incuriosita ma magari oggi hanno in contemporanea il live di Slowthai o Stromae. Sono convinta che andrà benissimo e sono contenta di aver già visto il mio “zoccolo duro” al sound check.

  • Gli ultimi due anni di pandemia sono stati molto duri per l’ambiente della musica e soprattutto per quello live. Com’è stato tornare alla “normalità” e ad esibirti così dal vivo?

È stato come tornare alla vita vera. Per entrambi questi due anni ho comunque continuato a fare concerti, sia nel 2020 che nel 2021, ma con le persone sedute è stato molto sofferente, visto anche il mio repertorio abbastanza ballabile. Il tour di questa estate è stato pazzesco. Sicuro ne succederanno delle altre per l’umanità, si dice che siamo entrati nella “era delle pandemie” e che questa sia stata solo la prima, ma per ora ci godiamo questa estate.

  • Allo Sziget stiamo per assistere ai live di alcuni artisti internazionali di grandissimo spessore. Quali sono le tue influenze musicali estere?

Mi piace molto quando il pop è iper-contaminato. Sicuramente Stromae, anche se penso sia la reference di mezza europa. Mi fanno impazzire tutti gli artisti con origini africane perché, siccome l’Italia è tra i paesi più a sud dell’Europa, sentiamo fortemente le influenze nord-africane. Sto ascoltando molto artisti di lingua francese, tra cui soprattutto Angèle e suo fratello Roméo Elvis. Infine, ti direi il mondo delle cantautrici americane, soprattutto quelle che si esibiscono in acustica con piano o chitarra e la sola voce, un po’ come Regina Spektor.

  • Proprio a Stromae hai avuto il piacere di aprire il concerto a luglio all’ippodromo di Milano e hai spesso parlato del tuo legame alla sua musica. Cosa ti ha colpito del suo stile?

L’ultimo disco penso sia fenomenale. Stromae è proprio il maestro del “fare una hit commerciale ma con contenuto” in modo semplicissimo perchè bastano una linea di basso, una ritmica, una melodia. È un’ispirazione dal punto di vista dello studio con la filosofia del “metti sempre meno” nel pezzo. In lui ho, inoltre, riconosciuto ciò da cui vengo io: il teatro canzone. La prima volta l’ho visto a Sanremo quando fu invitato da Fazio, fece Formidable facendo finta di essere ubriaco e, per me che vengo dal teatro e che all’inizio facevo tutto acustico suonando in teatro, rimasi colpita dal suo approccio e di come l’avesse reso pop e mainstream: in lui c’è un’estrema cura delle immagini, della trattazione visiva e poi usa sempre il dialogo diretto nei pezzi.

  • Cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi progetti futuri?

Per un po’ lavorerò a un progetto del cinema quindi mi “fermerò”, per modo di dire, per qualche mese. Siamo abituati ad avere una produzione musicale costante ma, siccome io alterno la mia vita da attrice a quella da cantante, ho bisogno di dei periodi di pausa. In realtà ho già un disco pronto ma devo ancora capire come gestirlo visto che ad oggi siamo pieni continuamente di musica.

  • Da sempre hai portato parallelamente sia la carriera da attrice che quella da artista. Come riesci a far convivere queste due vite?

Beh, servono dei manager molto disponibili (ride, ndr.) e un calendario condiviso. Devo saper rinunciare a delle cose, magari accorciando il tour per accettare un altro lavoro. Io la vedo come una ricchezza anche se ci vuole tempo prima di trasmetterlo e non sentirsi chiedere “ma fai la cantante o l’attrice?”. Ci vogliono buoni collaboratori che capiscano come una cosa possa portare l’acqua al mulino dell’altra. 

Intervista di Alberto Rogano.

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