Intervista a Ukulele

L’8 Luglio Ukulele, artista street pop romano, ha pubblicato “MUSICA ALTA E STRESS”, il suo nuovo EP. In occasione dell’uscita di questo lavoro, abbiamo fatto lui qualche domanda.

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In questo album sei riuscito a racchiudere attraverso le strofe che hai scritto tutto ciò che più ti affascina della cultura americana. Ci sono moltissimi riferimenti che spaziano da Travis Scott alle partite di basket dell’NBA. Quando hai iniziato ad appassionarti alle cose iconiche che riguardano gli Stati Uniti?
Gli Stati Uniti sono sempre stati il mio mondo di riferimento, il basket mi ha fatto scoprire il rap americano e da lì i vestiti e tutte quelle altre passioni legate a quel mondo. Penso sia una cosa che accomuna chi fa musica rap e chi ama il mondo hip hop quello di vedere nella cultura black e in particolare in quello che accade negli Stati Uniti un punto di riferimento. Negli ultimi anni questa cosa sta un po’ cambiando forse anche giustamente ma io sarò sempre legato a quelle influenze

Sei cresciuto nella città eterna, è stato difficile trascrivere su carta i pensieri influenzati da questo stile americano visti dagli occhi di chi ha sempre vissuto in Italia? È stato un processo creativo che è avvenuto naturalmente?
In realtà poi mi sono accorto che oltre al fascino di quel mondo, io sono romano con tutti i pregi e i difetti che accomunano tutti gli abitanti della città. E lo sono nel senso più stretto quindi forse questo fascino era proprio perché una cosa così distante da me mi attrae. Scrivere di Roma è molto facile per me, la vivo tutti i giorni e è una città così piena di ispirazione che rende tutto più naturale. Ha scritto tutto il mondo di Roma, quindi chi la vive ha il dovere secondo me di saperla raccontare parlando di situazioni che magari solo uno che ci abita può riconoscere.

L’anno scorso hai pubblicato un album che viaggiava prevalentemente sui tappeti musicali della techno. Una traccia di questo lavoro che riprende sicuramente questo lato di te è Psicologo. Come mai hai deciso di cambiare registro rispetto ad esempio agli altri brani che hanno un suono fresco e orecchiabile?
Non ho cambiato registro, diciamo che ho passato un anno difficile e ho dovuto trovare un modo per esprimermi perché la sola cassa dritta mi limitava. Fortunatamente questo EP ha un mix di generi che è molto bilanciato, ci abbiamo lavorato tanto e soprattutto è meno pesante e scorre meglio, nonostante si possa pensare il contrario, di un techno love che era concentrato solo su un genere. Diciamo che i risultati ci hanno dato ragione ma ora si pensa già a nuovi modi per esprimersi.

Anche Roma tutta è sicuramente un pezzo di cuore che hai incorporato all’interno della soundtrack. Quali sono state le influenze che ti hanno maggiormente condizionato finché scrivevi questo spaccato della vita romana?
Roma tutta ha una storia a parte. L’incontro tra me e CiTrieste con la stessa fame nel fare qualcosa di grande con la musica è stato il motore di tutto il progetto. Mi sono ritrovato a fare un pezzo con un amico vero che comunque si stava togliendo le sue soddisfazioni personali nella musica quindi veramente una situazione perfetta. Abbiamo vissuto 2 mesi fuori casa in giro a serate per Roma in cui parlavamo solo di musica con persone solo di quell’ambiente. Una vita che dopo un po’ è stancante ma che ricordo con tanto piacere. Il pezzo parla di Roma e di noi, è un pezzo felice, è un pezzo che unisce una città che è tutta bella e tutta ha qualcosa da raccontare. I produttori hanno lavorato con noi sono un culto a Roma Close G Ferrari e la mia spalla Delta. Il pezzo è uscito subito e ha convinto tutti.

Per quando riguarda le produzioni ti sei affidato a Delta e Close Listen. Raccontaci un po’ come mai la scelta per i beatmakers è ricaduta su di loro. Ti ci rispecchi sopra le loro basi?
La scelta è stata molto naturale. Delta è il ragazzo con cui ho iniziato il mio percorso e ho definito e creato il mio sound. Non so come farei musica senza lui. Close conosce Delta da una vita e si è interessato al progetto in maniera naturale producendo subito uno come me che doveva essere un pezzo a se stante senza l’idea dell’EP. Però ci siamo trovati molto bene il pezzo è volato su Spotify e abbiamo capito che forse in tre potevamo fare un bell‘EP unendo tutte le nostre capacità. È venuto tutto al di sopra delle aspettative e lavoreremo insieme sicuramente in futuro.

È stato un anno impegnativo, sei soddisfatto del lavoro che uscito e cosa ti aspetti da questo cambiamento che la tua musica ha assorbito rispetto l’ultimo lavoro?
Sono molto contento perché si sono mosse delle cose. Perché ho conosciuto tante persone e soprattutto perché questo progetto mi ha fatto capire il mio valore, valore che il Covid o comunque il periodo difficile che il nostro mondo ha passato aveva messo in dubbio nella mia testa. Adesso tocca lavorare il triplo ma ho la giusta mentalità per farlo. E poi i live. Sto suonando parecchio in giro non solo a Roma e questa è la cosa più bella della mia vita musicale.

Intervista di Valeria Giudicotti

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Tags: ukulele

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